Attraverso utensili, strumenti, macchinari e documenti raccolti e conservati nel corso degli anni,
l’Ecomuseo testimonia la storia della lavorazione della canapa la cui coltivazione è attestata sul territorio
carmagnolese fin dal 1235.
La presenza di questa particolare pianta ebbe un grande incremento nel corso dei secoli, tanto che
Carmagnola divenne un centro prioritario per la diffusione del seme di canapa in tutto il Piemonte e
all’estero fino a quando, nel XVII secolo, si avviò la produzione di fili, corde e cordami.
L’inizio della lavorazione e della commercializzazione delle corde in fibra di canapa diede un nuovo impulso agli scambi con i Paesi d’oltralpe, con una conseguente migrazione di “mastri cordai” provenienti dalla città.
L’Ecomuseo è stato aperto al pubblico nel 1998 grazie all’impegno del Gruppo Storico dei Cordai di Borgo
San Bernardo che recuperarono l’ultimo senté – tettoia lunga e stretta sotto cui si producevano le corde – ancora esistente nel borgo e risalente al 1905. La volontà fu quella di raccontare la sapiente cultura della
lavorazione della fibra e della fabbricazione delle corde, il cui successo in passato fu così rilevante da far guadagnare alla città l’appellativo di “impero della canapa”.
Oggi il museo di borgo San Bernardo si pone la necessità di conservare quella memoria manuale che grazie
alla lungimiranza degli ultimi cordai è giunta fino a noi.
Durante la visita si avrà la possibilità di capire come il museo testimonia la coltivazione della canapa nel territorio, racconta le fasi di lavorazione delle fibre per la produzione di cordami, analizza le rotte commerciali e la diffusione delle corde al di fuori del Piemonte, unisce le testimonianze e il ruolo dei cordai del borgo, espone gli strumenti utilizzati in passato e li fa rivivere anche attraverso i nuovi supporti multimediali.